INTEGRAZIONE CULTURALE nella SOCIETA'

                                  INTEGRAZIONE
 Nelle scienze sociali, il termine integrazione indica l'insieme di processi sociali e culturali che rendono l'individuo membro di una società.

Socializzazione

Tra questi, il primo e più importante è quello della socializzazione primaria, ovvero la trasmissione al neonato e successivamente al bambino da parte della famiglia di quel catalogo di competenze sociali, valori, norme attraverso il quale la società riproduce sé stessa, venendo interiorizzata dall'individuo. Successivamente, questi andrà incontro ad altri tipi di socializzazione praticati da agenzie sociali differenti (la scuola, le cerchie amicali, il lavoro), accumulando e specializzando le sue competenze di definizione del mondo ed interazione con esso.

Solidarietà

Nelle società con un alto grado di divisione del lavoro l'integrazione è ottenuta tramite l'adesione formale dei suoi membri ai principi sanciti da ambiti culturali quali la morale e l'etica, codificati in sistemi normativi di tipo legislativo. Nelle società di carattere comunitario l'integrazione attiene più profondamente al vissuto individuale, essendo esse basate su una fusione spontanea di volontà (cfr. Ferdinand Tönnies) e non sull'adesione generalizzata a norme di carattere impersonale.
Questo secondo tipo di società viene definito da
Émile Durkheim a solidarietà meccanica: qui l'integrazione - e quindi il mantenimento e la riproduzione dell'ordine materiale e simbolico in cui sono immersi gli individui - è garantita dalla caratteristica delle singole "anime" individuali di essere articolazioni di un'"anima collettiva" con la quale vi è un legame di dipendenza/appartenenza forte e totalizzante.
Nelle società complesse vige invece un tipo di solidarietà "organico", ovvero basato sulla consapevolezza della necessità di interdipendenza tra i vari "organi" del corpo sociale, i quali curando ognuno la riproduzione di un singolo aspetto della vita collettiva (la produzione, l'organizzazione, la trasmissione dei valori) si necessitano reciprocamente per la conservazione dell'organismo rappresentato dalla società.
A livello individuale, questa consapevolezza si esplica nel riconoscimento della necessità di una regolazione della vita sociale dal punto di vista economico, legislativo, culturale, etc. ovvero di una disciplina generalmente accettata riguardante i rapporti tra individui e tra gruppi in ciascuno di questi ambiti specifici.

Carenza di integrazione [modifica]

Le situazioni di carenza o mancanza di integrazione sono definite da Durkheim di anomia, fenomeno consistente nel declino che può sfociare nella scomparsa di regole morali generalmente accettate, causato da un mutamento nelle condizioni materiali di esistenza di determinati gruppi sociali cui non corrisponde o non corrisponde in modo esaustivo un cambiamento normativo che le sancisca da un punto di vista culturale.
Durkheim include tra le circostanze potenzialmente responsabili del verificarsi di situazioni anomiche i momenti di "effervescenza collettiva", in cui la produzione culturale di una società aumenta di intensità e di problematicità, con fenomeni quali l'emersione di nuove tendenze religiose, nuove "visioni del mondo" che possono sfociare nella formazione di movimenti sociali e politici, esigenze di senso inedite. Questi processi, latori nel breve periodo di situazioni di anomia e conseguente instabilità sociale, possono essere soggetti ad
istituzionalizzazione attraverso un processo di generalizzazione, codificazione ed accettazione delle loro istanze, che vengono acquisite dal senso comune e si integrano nelle dinamiche di integrazione sociale descritte in precedenza.

Sito: Wikipedia
Indirizzo pagina: http://it.wikipedia.org/wiki/Integrazione_(scienze_sociali) 



                       CHE COS'E' L'INTERCULTURA?
"Intercultura" dovrebbe voler dire rapporto tra due o più culture che comporta l'arricchimento reciproco. Ma un arricchimento reciproco di valori, usi, costumi, tradizioni implica la possibilità e anzi la necessità di una reciproca modificazione. Si è quel che si è, ma quando si viene a contatto con qualcuno diverso da noi, si diventa quel che si diventa.
Oggi tuttavia quando noi parliamo di "intercultura" dobbiamo per forza intenderla come frutto di una situazione economica basata su rapporti iniqui tra Stati forti e Stati deboli o, se si preferisce, tra "sviluppo" (capitalistico) e "sottosviluppo" (coloniale o neocoloniale, intendendo con questo termine una dipendenza soprattutto di tipo economico).
Sono più le cosiddette "culture altre" (cioè non occidentali, non capitalistiche) a integrarsi con noi, che non noi con loro. Le "culture altre" vengono da noi come "perdenti", come già sconfitte dal confronto culturale (che prima di essere "culturale" è economico, tecnologico, militare).
Non è un confronto alla pari, proprio perché l'intercultura è soltanto il frutto di un processo di immigrazione unilaterale, da Sud a Nord, e ora anche da Est a Ovest.
Chi viene da noi non è particolarmente interessato a conservare la propria cultura, al massimo tende a conservare la propria religione e, finché gli riesce facile, conserva la propria lingua. Se i figli degli stranieri sono nati in Italia, tendono a non ricordare neppure la lingua dei propri genitori.
Quando i processi immigratori sono definitivi, senza soluzione di continuità, cioè da Sud a Nord e da Est a Ovest, l'intercultura non è che un'integrazione all'interno della cultura dominante.
L'intercultura sarebbe un processo d'integrazione reciproca se i processi migratori non fossero irreversibili, e se fossero bidirezionali.
Nella storia delle civiltà non esistono processi d'intercultura democratici: sono tutti avvenuti in maniera forzata, causati da motivi oggettivi: miseria, fame, persecuzioni politiche o religiose, tratta di schiavi...
Se vogliamo ch'esistano processi d'integrazione democratici dobbiamo fare in modo che non esistano processi di condizionamento oggettivo che obbligano a emigrare.
L'intercultura dovrebbe diventare l'esito di una scelta libera e consapevole, in cui tutti i soggetti coinvolti si sentono uguali, con gli stessi diritti fondamentali (il primo dei quali è il diritto ad essere se stessi ovunque si vada).
Senza libertà diventa un'utopia o una forma di fanatismo il desiderio di conservare la propria cultura venendo a contatto con le altre. Senza libertà reciproca, uguale per tutti, non può nascere il desiderio di accettare volontariamente le culture diverse dalla propria.
La percezione che l'integrazione culturale non sia un atto costrittivo o limitativo viene meno quando si avverte l'integrazione come un arricchimento della propria cultura di appartenenza. Senza libertà ci sarà soltanto la vergogna di possedere una cultura inferiore, perdente e quindi, a seconda dei casi, maturerà o la rassegnazione nei confronti delle culture dominanti o il risentimento che porta al rifiuto della diversità.
Sicché mentre gli "altri" dovranno fare lo sforzo d'integrarsi alla nostra cultura, "noi" dovremo soltanto fare lo sforzo di accettare una presenza ingombrante, imprevista, che mentre sul piano culturale non ha niente da dirci, su quello economico può anche apparirci come occasione per realizzare nuovi profitti (vedi lo sfruttamento della manodopera a basso costo).
Noi raramente ci chiediamo cosa rappresentino le "culture altre", diverse dalla nostra. Non ce lo chiediamo perché siamo convinti che la cultura "borghese" (che non definiamo neppure con questo termine, in quanto essa ci appare come cultura qua talis, senza aggettivi, in quanto unica vera cultura), che è quella industriale, capitalistica, sul piano storico o, geograficamente parlando, "occidentale", sia la migliore del mondo, sicuramente la migliore di tutte le culture espresse dalle civiltà che ci hanno preceduto.
Per noi, accettare le altre culture significa soltanto aver la pazienza di sopportare una diversità giudicata obsoleta, superata dalla storia, che per noi coincide con la "nostra storia". Noi dobbiamo sopportare che altri siano più indietro di noi, nella consapevolezza della nostra superiorità.
E in questo atteggiamento s'interseca, più o meno consapevolmente, la percezione che nelle sofferenze degli stranieri vi sia una qualche responsabilità dell'occidente. I più consapevoli infatti sanno che l'immigrazione è spesso frutto di rapporti economici iniqui (i cosiddetti "profughi economici" prevalgono nettamente su quelli "politici").
Il fatto è che fino a quando gli immigrati saranno costretti o si sentiranno costretti a venire da noi o se si sentiranno indotti dalle circostanze a diventare come noi, noi non capiremo mai se nelle loro culture (pre-borghesi o pre-capitalistiche) potevano o avrebbero potuto esserci elementi di critica o comunque di vera diversità nei confronti della nostra cultura o civiltà.
Noi possiamo partire dall'interscambio culturale per comprendere e affrontare i problemi socioeconomici che determinano i fenomeni migratori, che ci "costringono" in un certo senso all'intercultura. Ma possiamo anche affrontare da subito i suddetti problemi, per far sì che i fenomeni d'interscambio culturale avvengano nella maniera più spontanea e naturale possibile.
Ciò che fa problema non è il rischio di perdere la propria identità culturale nell'interscambio delle popolazioni, ma è il fatto che in tale interscambio alcune popolazioni sono costrette ad emigrare, altre no.
Noi occidentali, costringendo queste popolazioni, in un modo o nell'altro, a emigrare, dimostriamo soltanto di non possedere una cultura democratica. Non possiamo pertanto pretendere che gli stranieri si integrino nella nostra cultura.
Se siamo consapevoli dei processi iniqui che determinano i fenomeni migratori, e se questa consapevolezza è supportata dalla cosiddetta "buona fede", noi potremmo anche accettare le "culture altre" come occasione per rivedere i principi fondamentali della nostra cultura.
Nella misura in cui sono "pre-borghesi", le "culture altre" potrebbero aiutarci a recuperare non un passato definitivamente scomparso da noi, ma a impostare in maniera democratica la società del futuro, che deve avere dei principi autenticamente democratici, quei principi che nella nostra cultura non siamo stati capaci di formulare in maniera adeguata o che non siamo stati capaci di realizzare in maniera coerente.
Se decidessero di emanciparsi anche economicamente dall'occidente (e non solo politicamente, come dal dopoguerra ad oggi è avvenuto), i paesi del cosiddetto "terzo mondo" renderebbero più facile o più difficile l'integrazione culturale con l'occidente? cioè l'integrazione culturale tra i loro immigrati e noi nativi?
Se l'occidente vuole restare legato al proprio standard di benessere, è indubbio che l'integrazione sarà molto più difficile, anzi tenderà ad aumentare la xenofobia, il razzismo culturale, come sta aumentando adesso nei confronti dei cinesi, che di tutti gli stranieri sono quelli che più mettono in crisi la nostra economia di benessere.
Viceversa, se l'occidente vuole superare i principi del capitalismo, l'emancipazione dei paesi in via di sviluppo non può che favorire l'integrazione culturale.
* * *
Qualunque offesa sia stata recata da parte dell'uomo bianco, europeo o americano, alle altre popolazioni del mondo, foss'anche essa voluta per ignoranza o pregiudizio, costituisce un freno allo sviluppo del senso di umanità che dovrebbe caratterizzare ogni essere umano.
Chi pensa che le offese possano trovare una qualche giustificazione storica appellandosi alla grande superiorità tecnica, scientifica, economica, culturale dell'uomo bianco, diventa eo ipso complice, suo malgrado, di ogni passo indietro dell'umanità.
La storia infatti si preoccuperà di dimostrare che l'unico vero progresso dell'umanità sta nello sviluppo dei rapporti umani, che prescindono totalmente dalle forme in cui si manifestano.
La verità dei rapporti umani sta nell'umanità di questi rapporti - e questa è cosa che può essere compresa solo vivendola.
Quando prenderemo sul serio i guasti provocati dalla nostra disumanità, quando cominceremo a rapportarci in modo equilibrato nei confronti della natura, quando il diverso non sarà più considerato un nemico, quando i nemici del genere umano verranno affrontati con coraggio e non con rassegnazione - ecco, allora si sarà compiuto un altro passo lungo il cammino che porta alla dignità e alla libertà di tutti gli esseri umani.

Sito: Etica Filosofia Antropologia Pedagogia Psicologia Sociologia Ecologia Logica Ateismo
Indirizzo pagina: http://www.homolaicus.com/teoria/intercultura.htm


COME COSTRUIRE L'INTEGRAZIONE

I finanziamenti europei per i progetti interculturali. Una guida tra i programmi e i moduli di partecipazione
di Francesco Proia
08 Novembre 2004

Per un docente spiegare e far accettare le differenze culturali è divenuto un obiettivo formativo principale, che non può prescindere dai tradizionali insegnamenti.
La comprensione culturale, però, non può basarsi – unicamente - su lezioni isolate e promosse dalla coscienze personali degli insegnanti.
L'Unione Europea, infatti, avendo intrapreso il più grande allargamento della sua storia - con 450 milioni di Europei di diversa estrazione etnica, culturale e linguistica - prevede diversi piani d'azione a seconda dei diversi ambiti di intervento.
I principali strumenti di cui dispone l'Unione in questo campo sono i suoi programmi di finanziamento, e in particolare quelli nei campi dell'istruzione, della formazione e della cultura .

I programmi Socrates e Leonardo da Vinci investono complessivamente oltre 30 milioni di euro all'anno in azioni specificamente finalizzate all'integrazione culturale.
Orientarsi tra i diversi moduli, iscrizioni e requisiti d’accesso può risultare complesso se non è chiaro il risultato che si desidera raggiungere.

Sarà più importante che mai che i cittadini, dai docenti agli studenti, abbiano le capacità necessarie per capire i loro vicini e comunicare con loro.

Uno dei principali ostacoli, per esempio, per una reale integrazione è sicuramente la reciproca comprensione: la lingua, infatti, è il primo ponte da costruire in una comunità interculturale.

Lingua, non a caso, è il titolo di un programma per la promozione dell’apprendimento delle lingue e della diversità linguistica.
L'obiettivo chiave di questo progetto consiste nell'estendere a tutti i cittadini i vantaggi dell'apprendimento delle lingue.
Le conoscenze linguistiche sono infatti parte integrante delle competenze fondamentali che ogni cittadino deve avere ai fini della formazione, dell'occupazione, degli scambi culturali e della realizzazione personale.
All’interno di questo programma sono previsti, tre obiettivi e tre rispettive aree di intervento.
Per prima cosa si intende sensibilizzare i cittadini sulla realtà multilinguistica dell'Unione e sui vantaggi che derivano dall'apprendimento delle lingue lungo tutto l'arco della vita.
Si vuole incoraggiare lo studio delle lingue, attraverso campagne di informazione, concorsi, premi, attestati di qualità studi e analisi rivolti al grande pubblico, ma anche a gruppi specifici come genitori o insegnanti.

Favorire l'accesso dei singoli all'apprendimento delle lingue è, invece, la seconda area di intervento in cui sono previsti finanziamenti dall’Unione Europea: progetti pilota, tra cui lo scambio d'informazioni e la creazione di reti tra centri risorse per l'apprendimento delle lingue, come i Club Linguistici, sono tra le attività maggiormente apprezzate.

L’ultimo obiettivo nel programma Lingua è rivolto infine ai responsabili politici e ai funzionari pubblici di alto livello affinché promuovano lo scambio e la diffusione di informazioni tra i responsabili delle decisioni in materia di istruzione.

Il contributo comunitario varia sensibilmente da un progetto all'altro e sarà, in ogni caso, un "cofinanziamento" dei costi previsti. E' necessario quindi che i promotori dispongano di altre risorse e

ne indichino la provenienza nel modulo di candidatura.
La sovvenzione verrà accordata all'istituto che coordina il progetto a livello transnazionale, il quale sarà responsabile dell'intera gestione del progetto sia per quanto riguarda la realizzazione delle attività che per quanto riguarda l'utilizzo dei fondi.
E' bene quindi che il coordinatore concordi fin dall'inizio con i partner il modo in cui ciascuno contribuirà al progetto, la parte della sovvenzione che gli verrà accordata e le risorse aggiuntive di cui potrà disporre.
Naturalmente la lingua, non è l’unico strumento per promuovere l’integrazione culturale. Comenius, altro progetto all’interno del macro programma Socrates, mira a migliorare la qualità e a rafforzare la dimensione europea dell’istruzione scolastica incoraggiando la cooperaione transnazionale tra le scuole e gli istituti che partecipano alla formazione degli insegnanti, promuovendo la mobilità e la coscienza interculturale del personale docente.

La Comunità Europea prevede un importo standard per la preparazione linguistica di insegnanti e alunni, per le attività del progetto (carta, materiale per attività scolastiche ed extra scolastiche, biglietti d’ingresso a musei, spese di trasporto, ecc.) e un importo variabile, che rappresenta un contributo alle spese di viaggio e soggiorno, l’assicurazione e un indennità giornaliera massima per il personale.
Per accedere ai finanziamenti, il progetto proposto deve essere conforme ai criteri di eleggibilità e rispondere a una serie di quesiti all’interno della domanda di candidatura.
Naturalmente anche per gli studenti l’Unione Europea prevede programmi mirati, infatti tra tutti i progetti di Socrates, Erasmus è probabilmente il più famoso. Diretto a migliorare la qualità e a rafforzare la dimensione europea dell’istruzione superiore, questo promuove gli scambi transnazionali degli studenti.

Ma se dell’Erasmus molti sono a conoscenza, pochi sanno che il Parlamento e il Consiglio Europeo hanno presentato alla Commissione Europea una proposta, che supera i confini geografici europei: è l’Erasmus World.


Aver compreso la necessità di non porre confini all’integrazione culturale è sicuramente un passo importante per una reale globalizzazione del sapere.

Se però l’Erasmus è rivolto agli studenti universitari, esiste anche Gioventù: un programma di educazione non formale che promuove progetti europei di mobilità giovanile internazionale di gruppo e individuale, l'apprendimento interculturale e le iniziative locali dei giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni.
I destinatari del programma sono i gruppi di giovani, le organizzazioni giovanili, gli animatori giovanili, le autorità locali, le organizzazioni operanti nel terzo settore, tutti coloro che lavorano con e per i giovani.
Per concludere la panoramica dei progetti finanziati dalla Comunità Europea è necessario ricordare che è prevista la possibilità di presentare un proprio progetto attraverso la sezione Azioni Congiunte.
Si tratta di attività che, pur non rientrando nella sfera d'azione di SOCRATES, LEONARDO, GIOVENTÙ, possono valorizzare la complementarità tra questi programmi.

Gli argomenti e le informazioni per partecipare sono comunicati tramite appositi Inviti per presentare le proposte, che la Commissione europea pubblica periodicamente.
Per la ricerca dei partner si può utilizzare l'apposito Forum fornito da Eurodesk su incarico della Commissione.

Oltre ai programmi europei durante l’anno è possibile rintracciare progetti e concorsi, a livello nazionale o regionale, che promuovono l’integrazione culturale nella scuola.

Esiste, per esempio, una normativa del Ministero della Pubblica Istruzione, che regola gli scambi

internazionali delle classe o l’ospitalità di studenti stranieri in Italia.
Inoltre per un confronto più personale, un consiglio, uno scambio di materiale o un approfondimento, ci si può rivolgere direttamente ai molti dirigenti scolastici, docenti e volontari che ormai hanno un'esperienza pluriennale.


Sito: Agenzia Nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica